Il mito del Vello d'oro
Il padre di Giasone, Esone, venne privato del suo trono dal fratello Pelia.
Divenuto adulto Giasone, si presentò da Pelia per reclamare il trono che gli spettava. Lo zio gli affidò una missione pericolosa dalla quale era sicuro che Giasone non sarebbe tornato: la conquista del vello d’oro, il manto di un ariete sacro a Zeus che si trovava nella Colchide, appeso a una quercia sacra vegliato da un drago.
Dopo molte avventure e tanta fortuna, Giasone poté finalmente reperire il vello d'oro.
Mida re della Frigia, ritrova un giorno il satiro Sileno precettore del dio Dionisio, mentre vagava ubriaco nei suoi giardini. Questo riconoscendo Mida diede una festa in suo onore, al termine della quale fu il re stesso ad accompagnarlo da Dionisio. Il dio, credendo che Sileno fosse morto, fu felicissimo di rivederlo e per ricompensare Mida gli concesse di esaurire un desiderio. Il re decise di chiedere al dio la facoltà di tramutare in oro ogni cosa che toccasse.
Quando tornò a casa e arrivò l'ora di cena, Mida si rese conto del vero significato di quel desiderio.
Terrorizzato così, ritornò da Dionisio pregandolo di non considerare il desiderio da lui espresso. Il dio, impietosito disse a Mida di andare a bagnarsi alle sorgenti del fiume Pattolo, in quanto le acque avrebbero portato via il suo dono. Da allora la leggenda vuole che le acque di quel fiume si arricchirono di sabbie aurifere.
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